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Ma una città che porta il nome di Gorgonzola ha proprio bisogno di un impianto di Bio Metano?

Gorgonzola non è solo un nome, è una città che ha espresso agricoltura e trasformazione casearia fino agli anni ’70 del novecento. Ha generato per qualche secolo economia e lavoro producendo cibo, e su questo ogni cittadino dovrebbe prendere consapevolezza e approfondire meglio la conoscenza della storia della propria città.

Si dovrebbe quindi difendere il territorio di Gorgonzola da società che propongono impianti, o complessi industriali, che occupano suolo produttivo e alterano la struttura del territorio.


Dobbiamo anche dirci che queste proposte vengono imposte a comuni nei quali la politica territoriale è debole, dove non esistono progetti virtuosi che di fatto sono un argine al consumo di suolo.


Purtroppo Gorgonzola non è riuscita a riprendere con vigore il proprio percorso agronomico/caseario interrotto una cinquantina di anni fa. Eppure in tantissimi luoghi d’Italia, in quest’ultimo decennio, è avvenuta una rinascita del settore agricolo e di trasformazione, con tantissime aziende giovani, che innovano, re-inventano e si propongono come nuovi micro soggetti commerciali/territoriali. Non propongono solo sostenibilità, ma agricoltura, paesaggio, economia, lavoro.

Mentre a Gorgonzola, nel 2009, riusciamo nel tentativo maldestro, da parte della giunta comunale che governava all’epoca, ad innescare delle “controversie” con il Consorzio di Tutela del Gorgonzola DOP, controversie che si trovano ancora citate nella pagina di Wikipedia dedicata al formaggio. Successivamente, in occasione di Expo 2015, la città non ha saputo cogliere il rilancio turistico-gastronomico attivato dalla città di Milano.


Nemmeno nel 2017, con il processo che avrebbe portato al nuovo PGT e al ritorno a destinazione agricola di circa 200 ettari delle aree a nord della città, è stato fatto un passo per la valorizzazione delle produzioni agricole gorgonzolesi. Eppure sia alcuni progetti pervenuti sulla piattaforma online “Gorgonzola 2030”, messa a disposizione dal Comune (ora purtroppo rimossa), che la discussione proposta nel tavolo di lavoro sull’agricoltura andavano nella direzione di un posizionamento più attivo della città verso la produzione di cibo.


Avvicinandoci al periodo attuale e guardando alle recenti linee strategiche di questa nuova amministrazione, appena approvate, non si trova un grande slancio verso un’economia agricola o comunque legata a produzioni territoriali: la parola “agricoltura”, nel librettino diffuso con la newsletter comunale, è citata solo una volta all’interno dei capitoli di premessa, così come una sola volta è citato “prodotti agricoli”, nell’indirizzo 3: “Gorgonzola sostenibile”. Si può dedurre che nella strategia dei prossimi cinque anni, il comune di Gorgonzola colloca il consumo dei prodotti agricoli del territorio solo come un passaggio per chi ama la sostenibilità, non qualcosa che dobbiamo avere sulla nostra tavola tutti i giorni.


In questi anni sono comunque nate delle micro-attività, fragili, che aspirano ad una sostenibilità che fatica ad arrivare e che si muovono solo grazie alle loro forze. Dai concittadini a dall’Amministrazione avrebbero bisogno di più sostegno.


Ritornando all’impianto di Bio Metano, argomento sul quale la logica politica (credo sarebbe stata identica se gestita dall’attuale opposizione), lascia la cittadinanza sullo sfondo, il cittadino apprende dai giornali quello che accade o lo può ascoltare, senza intervenire, in consiglio comunale. Io mi chiedo i cittadini cosa pensano e, soprattutto, se la loro opinione alla politica interessa.


Ma cosa perdiamo non occupandoci di agricoltura e cibo? Per quanto riguarda i terreni: il prato stabile, che a molti sembra sempre simile a stesso, in realtà è un luogo ricco di biodiversità e ha caratteristiche diverse da territorio a territorio, infatti il formaggio gorgonzola non lo si può produrre dappertutto, esiste un’areale, cioè una zona specifica e limitata entro la quale si trovano quelle specifiche erbe, quella biodiversità, che rendono il latte vocato per quel tipo di formaggio. Dovremmo quindi mantenere i nostri prati, anziché disperdere questo patrimonio.


Da un punto di vista economico dovremmo guardare di più cosa succede attorno a noi: nei primi sei mesi del 2023, se prendiamo le statistiche presenti nel sito del consorzio del Gorgonzola, troviamo che sono state vendute 2.520.741 forme di gorgonzola, una forma pesa dagli 8 ai 12 kg. Questa è ricchezza che non passa dalla nostra città. Va considerato da un punto di vista economico anche quell’erborinato che ha caratteristiche organolettiche simili e di cui non abbiamo una statistica. Aggiungo che dovremmo guardare all’esperienza dei microbirrifici, piccoli, diffusi, alcuni con produzioni decisamente di qualità, per comprendere la potenzialità che possono avere i micro-caseifici che la città di Gorgonzola potrebbe incentivare, anzi avrebbe dovuto da tempo favorirne l’inserimento nel territorio.


Oggi chi visita Gorgonzola ha difficolta ad accedere alla sua storia, al vissuto, alla sua identità culturale a partire da quello che rappresenta il nome. Si dovrebbe innanzitutto promuovere maggiormente le tre mappe proposte nel 2021 in una news del Comune di Gorgonzola attraverso il “progetto per una comunità che riscopre e condivide il suo patrimonio storico e culturale”, realizzate in collaborazione con un’associazione culturale cittadina ed estendere la stessa metodologia per censire e comunicare i luoghi dove acquistare il formaggio e l’indicazione di dove trovare le produzioni agricole locali, oltre alla posizione di dove la ristorazione utilizza prodotti di prossimità.


Come cittadini dovremmo opporci con forza ad un impianto che toglie terreno produttivo, aumenta l’inquinamento da trasporto, impermeabilizza altro territorio e non porta ricchezza e lavoro ad una città che ha bisogno di ben altre decisioni per ritrovare bellezza e ricchezza, a partire da quella culturale. Ogni giorno ci viene rubato una fetta paesaggio, perché purtroppo il consumo di suolo, nonostante gli annunci, non si ferma. Come cittadino posso dire legittimamente no, non voglio un impianto di Bio Gas nella mia città!


Marco Balconi



Questo sopra è la lettera completa scritta per il Settimanale Radar. Per problemi di spazio ho dovuto ridurre il testo.

Qui invece la lettera pubblicata.




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