top of page

Aggiornamento di fine maggio dal campo di frumento tenero

I campi di Cascina Vergani qui a Gorgonzola mostrano, a fine maggio, tutta la biodiversità del frumento tenero che sta maturando. La diversità nella “popolazione evolutiva” coltivata la si può notare benissimo nelle spighe diverse presenti in campo, dalle diverse altezze delle piante alle diverse tipologie di spighe, che oltre alla lunghezza si differenziano dalla presenza o meno delle ariste. Questo spazio a cui le foto non rendono giustizia, rappresentano la bellezza di un campo visibilmente non uniforme e appunto, ricco di biodiversità.

La maturazione del frumento procede molto bene, la si può notare anche dalla buona gestione in campo delle erbe infestanti che in una “produzione naturale” avrebbe potuto dare qualche problema, è invece molto ben controllata.

Entriamo quindi nell’ultimo mese o poco più di maturazione del frumento, un periodo importante, dove sono fondamentali le condizioni climatiche. Attendiamo quindi pazientemente l’evoluzione della maturazione.

Stiamo uscendo da un periodo di lockdown in cui le poche relazioni, come anche l’economia e il nostro consumo, è stato legato alle produzioni locali di filiera corta. Molto del cibo che abbiamo consumato in questi ultimi due mesi è stato prodotto e successivamente acquistato direttamente dalle aziende agricole del territorio, o nei negozi di prossimità, un passaggio non banale, sicuramente dettato dalla situazione contingente, ma per molti dovuto anche dalla volontà di avere sulla propria tavola un cibo più sano, un cibo fatto di relazioni, un cibo “più pulito” perché esente (o quasi del tutto esente) da petrolio.

Occorrerebbe un ulteriore sforzo, ed anche un po’ di coraggio da parte delle amministrazioni pubbliche territoriali, per riuscire a mantenere questo stato di cose oltre il lockdown, lavorando ulteriormente per la promozione delle produzioni locali, in modo che i territori diventino, da una parte “padroni” della propria sovranità alimentare e dall’altra aiutino a far rifiorire le economie locali.

A titolo di esempio citiamo alcune esperienze felicemente in atto e che aiutano il territorio a diventare una vera e propria comunità, partendo dalla produzione del proprio cibo ed in grado di creare quell’economia territoriale di cui abbiamo bisogno. Dai Biodistretti, che come si dice in Altreconomia di maggio: “tutelano i territori e fanno fiorire nuove economie”, alle esperienze delle comunità del cibo di Slow Food, alle vere e proprie “comunità del cibo e dall’agrobiodiversità” inserite sul territorio nazionale, come ad esempio quella della Garfagnana, dove la prima azione messa in atto è la creazione della figura dell’agricoltore custode che provvede alla conservazione delle risorse genetiche (i semi) che da secoli si sono adattati a quel territorio e lo caratterizzano.

Quando in Martesana potremo vedere un’esperienza di questo tipo?












Post: Blog2 Post
bottom of page