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Il caso del molino di Gualtiero Bascapè a Gorgonzola

Aggiornamento: 22 mar 2021

Di seguito pubblichiamo un estratto dell’intervento di Fabrizio Alemani, del Centro studi storici di Inzago, ricercatore archivistico, autore di vari studi di storia milanese tra XV e XVI secolo, intervento effettuato al convegno “Tra Acque e Terre: Storia di un Mulino” del 3 ottobre 2020.

Estratto curato dall’Associazione Concordiola.


Da una sua recente indagine svolta all’Archivio di Stato di Milano, è emerso che il Molino Vecchio di Gorgonzola era già funzionante prima del 1490. Il molino era di proprietà della Camera Ducale.


Il 22 aprile 1490 fu emesso da Giovanni Galeazzo Maria Sforza il decreto di vendita del molino a Gualtiero Bascapé giudice dei dazi di Milano:


molendinum nostri positum in territorio Gorgonzolae quod est cum rodiginis tribus et suis iuribus et pertinentijs quod habet benefitium aque navigi nostri Martexane per buchellum unum super ipso navigio existentem cum iure unciarum novem aque predicte cui molendino coheret ab una parte strata ab alia Cristophori Segazoni, et ab alia infrascrictum vignolum. Item petiam unam vignoli prese dictum molendinum perticarum quattuor vel circa […].


L’atto di vendita vero e proprio è del 2 marzo 1491 (rogito notaio Antonio Bombelli). Gualtiero Bascapé acquista da Ludovico il Moro ulteriori tre once d’acqua (3 novembre 1498) sulla roggia Gualtiera o Bascapera.


Da un articolo pubblicato nel 2008 sul bollettino dell’Archivio storico lombardo (A.A.V.V. Novità su Gualtiero Bascapè committente d’arte e il cantiere di santa Maria di Brera alla fine del Quattro-cento) Edoardo Rossetti approfondisce la figura di Gualtiero Bascapè, giudice dei dazi, maestro delle entrate ordinarie e deputato del denaro. Forse proveniente da uno dei rami nobili del casato pavese dei Bascapè, Gualtiero aveva iniziato la sua ascesa sociale verso la fine degli anni ’70 del XV secolo, quando ancora adolescente entrò nella nuova corte personale del Moro come cameriere, succedendo a Cicco Simonetta.

La protezione del futuro Duca di Milano nell’ascesa sociale di Gualtiero risultano evidenti, non solo per le più o meno mascherate donazioni ducali, ma anche per la politica matrimoniale tracciata per lui probabilmente direttamente dal Moro. Gualtiero sposò in prime nozze Lucrezia Moretti, ricca vedova figlia del pittore cremonese Cristoforo, strettamente legato alla Corte fino dagli anni di Bianca Maria Visconti. Il palazzo che Gualtiero eredita dal suocero si trovava “in fondo de la piaza del castello de Mediolano”, assecondando in pieno politica urbanistica del Moro, che voleva raggruppare nei pressi della Corte un consistente numero dei propri sostenitori.

Rimasto vedovo nel 1494, poco tempo dopo, sempre verosimilmente dietro interesse del Moro, Gualtiero sposò Paola Gerolama Landriani, imparentata con alcune delle più illustri famiglie milanesi.

Con questo matrimonio il Bascapè veniva proiettato nei ranghi più elevati della nobiltà milanese e si legava anche al gruppo parentale che ruotava intorno a Lucia Marliani contessa di Melzo, ex favorita del duca Galeazzo Maria e zia della moglie Paola.

In una lettera a Lodovico il Moro, datata 21 aprile 1498, Gualtiero scrive:

«…Lunedì se desarmerà la camera grande da le asse… Maestro Leonardo promette finirla per tu-to Septembre..».

Questa frase è il primo documento che cita il nome del grande maestro Leonardo da Vinci e lo implica senza ombra di dubbio nel progetto e nella realizzazione della cosiddetta “Sala delle Asse” del Castello di Milano.



Il rapporto di fiducia e favore che legava il Bascapè al suo signore non terminò con il crollo del Moro: a differenza di altri funzionari e cortigiani sforzeschi, non si riconvertì nelle file dell’amministrazione francese e il suo nome scomparve dalla scena pubblica. Pur essendo rientrato in possesso del palazzo sulla piazza del castello, precedentemente requisitogli, Gualtiero smise di abitarvi e si ritirò appena fuori Milano, nella sua elegante dimora suburbana (l’attuale villa Simonetta in via Stilicone).

Molte cose restano ancora da indagare sui possedimenti di Gualtiero Bascapè a Gorgonzola. Si sa che nel 1498 divenne erede universale del patrimonio di Giovanni Achille Bascapè, non legato a lui da vincoli di parentela, che possedeva una dimora anche a Gorgonzola.


Nel 1546 un suo omonimo erede fornisce una dichiarazione giurata al Censimento delle biade, avviato dal governatorato asburgico del Ducato di Milano per calcolare la produttività dei cereali e dei legumi sui quali si basava allora l’alimentazione; dal documento risulta

che il fondo di proprietà Bascapè a Gorgonzola è relativamente modesto, 150 pertiche pari a circa 10 ettari, coltivato a prato. Il citato fittavolo Domenico Gironi probabilmente gestisce anche il mulino dove vengono macinate le biade di altri utenti, e l'affitto di questo è appunto in natura: circa 1200 litri di granaglie. Il mugnaio Francesco (forse dipendente dal fittavolo Gironi) conserva in solaio la materia prima del suo lavoro: biada, miglio, mistura, segale, farro e frumento. Non compare ancora il riso, che necessita la presenza dell'allevamento vaccino stabile, quello che permette di avere il concime per un cereale esigente come il riso. Nei campi irrigui vengono invece ancora coltivate le lenticchie, destinate a scomparire a vantaggio del riso, con gravi conseguenze sull'alimentazione contadina: il riso è destinato infatti al più ricco mercato urbano.


Nel 1754 il molino risulta di proprietà di Giorgio Clerici e Bartolomeo Guala: oltre a macinare cereali, muoveva un frantoio per la produzione di olio, in gran parte destinato ad alimentare lanterne per l’illuminazione delle case, in modo più economico rispetto alle candele di cera (le candele steariche vengono prodotte solo dopo il 1820).





Tutti gli atti del convegno"Tra Acque e Terre: Storia di un Mulino" sono stati pubblicati in questo libricino autoprodotto. Lo si può trovare nelle edicole di Gotgonzola e dei paesi vicini.


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