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Molino Giuseppe Pennati, Medolago

Aggiornamento: 17 mar 2021

Quando è venuto il momento di macinare la nostra farina abbiamo subito pensato ad una molitura a pietra, artigianale, all’interno del territorio in cui il frumento veniva prodotto; un luogo insomma il più possibile vicino a noi. E queste caratteristiche le abbiamo trovate nel Molino Pennati di Medolago che dista poco più di una ventina di chilometri da Gorgonzola.

Storia

Le origini molitorie della Famiglia Pennati si perdono nel tempo, il primo documento ufficiale è del 1850 e riguarda l’iscrizione alla camera di commercio dell’epoca, ma ancora da più tempo la famiglia Pennati gestiva un molino idraulico, sul fiume Brembo a Filago (Bg).

I mulini nei primi decenni del ’900 erano una presenza importante nel territorio ed erano concentrati attorno ai corsi d’acqua; spesso la presenza di più mulini nello stesso territorio creava forte concorrenza tra attività simili, alcune delle quali costrette a chiudere o spostarsi, poiché non riuscivano a sostenersi economicamente. L’economia era prettamente familiare o legata a piccole aziende agricole e gli spostamenti erano difficoltosi. Dopo la prima guerra mondiale e la crisi successiva l’attività molitoria della famiglia Pennati si sposta a Medolago dove viene aperto un nuovo mulino idraulico in una zona, sempre della bergamasca, dove c’era una forte richiesta ma mancava questo servizio. L’attività si sposta quindi dal Brembo all’Adda.

All’inizio degli anni ’40, con la diffusione dell’energia elettrica, il Molino Pennati trasloca nuovamente; abbandona la sede sul fiume Adda e si sposta a quella che un tempo era la campagna di Medolago. Tale operazione la compie il nonno dell’attuale mugnaio.

Fino agli anni ’60 il nonno di Giuseppe lavora con un mulino a pietra, molendo sia farina di mais che frumento. Successivamente il mulino si specializza nella molitura del mais, viene abbandonato il molino a pietra e la lavorazione del frumento, e viene acquistato un laminatoio che, in sostanza, è un processo di macinazione del mais attraverso una molitura a cilindri.

La richiesta di farina di mais in quegli anni richiedeva dei processi produttivi veloci, il mais non veniva utilizzato solo per l’alimentazione, ma anche come mangime per gli animali.

Questo primo laminatoio rimane in funzione sino 1985, in quell’anno viene acquistato un macchinario più moderno, che è quello attualmente in funzione. Con l’inizio degli anni ’90 il mulino si dota di un sistema di pulizia della granella; questo porta alla macinazione di un prodotto pulito dalle impurità presenti nella materia prima.

Situazione attuale

Nel 2016 Giuseppe Pennati riprende la tradizione interrotta negli anni ’60 e ritorna a macinare il frumento, acquistando un molino a pietra e un buratto per selezionare il prodotto finito. Ripropone quindi le due lavorazioni storiche, questa volta con due mulini differenti rispetto alle origini: uno per il mais e uno per il frumento.

Il buratto tecnicamente si chiama “turbostaccio” ed è un grande setaccio che attraverso un movimento centrifugo divide la farina macinata nel mulino in: farina alimentare, farinaccio, tritello, crusca e scarto, lo scarto è una piccolissima parte.

Il Molino Pennati produce due tipi di farina di frumento: la Tipo 2 e l’integrale

Produzioni

Attualmente il Molino Pennati molisce circa 500 q.li di farina di mais in una stagione concentrata tra settembre e marzo di ogni anno, ha anche delle confezionatrici per insacchettare e la possibilità di mettere sotto vuoto la farina di mais e circa 150 q.li di farina di frumento.

Sostenibilità

Oltre alla molitura, l’attività del mulino trova la sua sostenibilità con la vendita di prodotti da filiera corta: farine, gallette, grissini, riso oltre che dalla vendita di mangimi zootecnici.








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